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Samuele Di Nicolò – “Un altro fine settimana"

  • Nicoletta Lupi
  • 28 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 29 mag

Ci sono canzoni che sembrano nate per riempire, e altre che esistono per restare. “Un altro fine settimana” di Samuele Di Nicolò appartiene alla seconda categoria: è una traccia che non rincorre l’effetto immediato, ma si costruisce lentamente, verso dopo verso, fino a diventare qualcosa di più grande di un semplice brano. Diventa una presenza.

Il pezzo si muove dentro un pop-rock teso e stratificato, con una struttura che lavora più sulla pressione che sull’esplosione. Dentro le strofe c’è una scrittura precisa, lucida, capace di fotografare lo smarrimento quotidiano senza compiacerlo. È il racconto non tanto della perdita, ma di quello che resta. Dell’abitudine alla mancanza. Di quel sabato sera che ritorna, sempre uguale, e che pesa ogni volta un po’ di più.

E proprio lì, nella ripetizione, il brano trova la sua forza il ritornello non promette salvezza. Fa quello che deve fare: colpisce, si incolla, torna. È tagliente ma controllato, emotivo senza mai risultare melodrammatico. È una linea che vibra forte, e che funziona perché suona vera. Perché chiunque ha vissuto almeno una volta quella stanchezza, quel senso di vuoto pieno, quella domanda che non ha più un destinatario.

Il brano si distingue per un equilibrio ben riuscito tra forma e sostanza. La produzione è asciutta, diretta, costruita su una base ritmica dinamica con chitarre che non fanno da contorno, ma spingono con intenzione, sostenendo una voce che sceglie la via della sincerità. E in un panorama musicale dove tutto corre, la sua scelta di fermarsi a raccontare il presente così com’è — incerto, a volte muto, ma profondamente condivisibile — è un gesto di maturità artistica.

“Un altro fine settimana”, brano scritto da Samuele Di Nicolò e Daniele Incicco, è una prova solida, autentica, che dimostra che non serve esagerare per lasciare il segno. Serve scrivere bene, sentire davvero, e suonare con intenzione. E Samuele Di Nicolò fa esattamente questo.

Con questa canzone, e con il percorso che lo ha portato fino a qui, si conferma come una delle voci nuove più interessanti della scena italiana, capace di costruire un linguaggio personale senza mai perdere contatto con chi ascolta.

Non è un caso, dunque, che sia stato scelto per aprire il concerto di Vasco Rossi allo Stadio Olimpico di Torino:  un passo meritato, ma soprattutto naturale: chi sa reggere il silenzio, sa stare anche sotto le luci dei riflettori, arrivando esattamente dove deve stare: davanti a un grande pubblico, pronto ad ascoltarlo.

 
 
 

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